Ristrutturato su disegno dell’architetto Mario Cucinella il palazzo ospita numerose mostre temporanee e permanenti.
E’ caratterizzato da una grande terrazza panoramica che si affaccia sulla vallata e troviamo al suo interno anche una caffetteria.
Mostra su Dante Alighieri
Peccioli ospita a Palazzo senza Tempo “DANTE E LA DIVINA COMMEDIA” un progetto di SCART. Il lato bello e utile del rifiuto in collaborazione con le Accademie di Carrara, Firenze e Ravenna e con la Comunità di San Patrignano per rileggere Dante e la divina Commedia attraverso la Trash Art.
Con la ricorrenza dei 700 anni dalla morte del sommo poeta, Peccioli ospita a Palazzo senza Tempo la mostra “DANTE E LA DIVINA COMMEDIA”. Il progetto è stato ideato da SCART proponendo una nuova sfida agli studenti delle Accademie di Carrara, Firenze e Ravenna, invitandoli ad interpretare i canti della Divina Commedia con la moderna tecnica della Trash Art.
Sfridi di plastica, accessori metallici, bottoni, cerniere, filamenti di pelle, vetro, vernici esauste, sono solo alcuni dei materiali di recupero, provenienti da numerosi cicli di lavorazione industriale, diventati materiali di riuso per la creazione dei cicli danteschi. Prendendo spunto dalle incisioni di Gustave Dorè, l’artista dell’Ottocento, che raggiunse la notorietà proprio per le sue tavole della Commedia, sono state realizzate sei opere di grandi dimensioni alte 240 centimetri e larghe 160 raffiguranti i canti dell’inferno, purgatorio e paradiso.
Sono state inoltre riprodotte sei teste di Dante Alighieri riprese dalla statua di Enrico Pazzi presente a Firenze in Piazza Santa Croce. Uguali nella forma ma, interpretate dalle Accademie con tecniche e stili diversi, dove traspare l’expertise di ogni corso di studio. Ed ecco quindi un confronto fra storicità dei mosaicisti ravennati, la mano degli scultori del marmo di Carrara e l’interpretazione POP della mano accademica fiorentina.
Ridando vita a materiali di riuso si contribuisce a rilanciare l’importante messaggio dell’economia circolare. Scart con i suoi giovani artisti riesce a stupire ancora e con il suo stile riesce a dare forma anche allo straordinario mondo dantesco.
Questo progetto è stato caratterizzato dalla nuova collaborazione avviata con la Comunità di San Patrignano. Anche a loro sono state affidate tre teste di Dante e con molta professionalità hanno dato un’interpretazione artistica di altissima forza comunicativa.
Ho letto nei loro occhi la voglia di fare bene, la passione, la determinazione, le stesse che mettono tutti i giorni nelle varie attività portate avanti in Comunità. I risultati sono tangibili, visibili alla prima occhiata. Quelle teste immobili, quello sguardo di Dante un po’ smarrito lascia molteplici interpretazioni alla riflessione del visitatore.
Ecco quindi un’altra emozione regalata da Scart che dopo 22 anni di ricerca del bello partendo da materiali poveri, dismessi, non più utilizzati, continua a stupire, comunicare e sensibilizzare.
Maurizio Giani
Direttore Marketing Herambiente
La storia
Prime notizie
Alcuni documenti datano alla metà del 1400 la nascita della fattoria e del Palazzo di Via Carraia la cui proprietà ed utilizzo venne concessa insieme ad altri possedimenti dalla famiglia Salviati a Giovanni Falcucci, procuratore della nobile famiglia.
Famiglia Salviati
A partire dalla metà del 1500 la Fattoria fu proprietà di Piero di Alamanno Salviati, zio di Cosimo I de’ Medici. I Salviati erano una famiglia di banchieri e commercianti specializzati nel settore della seta e della lana i cui interessi si estendevano fuori regione per arrivare fino a Costantinopoli, Londra e Bruges.
Alla morte di Piero d’Alamanno il palazzo divenne proprietà di un’altra importante famiglia, gli Alimeni, probabilmente per una donazione che Cosimo I de’ Medici volle fare a ringraziamento della fedeltà della famiglia verso il proprio casato.
Famiglia Almeni
La famiglia Almeni proveniva da Perugia, luogo che gli permise di coltivare relazioni politiche e commerciali con Roma e Firenze e dunque con i Medici. Sforza Almeni fu cameriere segreto di Cosimo I de’ Medici il quale gli donò nel 1565 la fattoria di Peccioli comprensiva di tutti i poderi. Alla morte di Sforza i beni rimasero al fratello Evangelista, dell’Ordine dei cavalieri di Santo Stefano, la cui presenza è testimoniata dall’iscrizione “Ercules Almenius” che circonda lo stemma della famiglia degli Almeni. Ultime eredi della famiglia furono Isabella Nerli e Eleonora Bonaccorsi che donarono tutta la proprietà a Pietro Leopoldo, Granduca di Toscana e quindi al Regio Fisco che la cedette a sua volta alla famiglia dei Berte.
Famiglia Dufour Berte
Nel 1775 Giovan Filippo Berte lasciò in eredità il Palazzo al loro nipote Edoardo Dufour a patto che unificasse sotto un unico casato i Berte con i Dufour. Edoardo lo scelse come residenza e troviamo conferma di tutto ciò all’interno dell’arco del portone principale sul quale un rostro in ferro battuto riporta le iniziali della famiglia “D B”.
Storia recente
Nel 1919 il palazzo e la fattoria furono venduti alla società Fondi Rustici di Roma che divenne tra le società costitutive del patrimonio della Fondazione Gerolamo Gaslini. In epoca recente, nel 2004, parte della tenuta è stata acquistata dal Comune di Peccioli e dalla Belvedere S.p.A., che hanno costituito la Fondi Rustici S.r.l. e che nel 2019 hanno iniziato una importante opera di ristrutturazione e riqualificazione su progetto dello studio MCA di Mario Cucinella.
